E’ iniziato l’anno MGC e sono iniziate anche le Missioni popolari e giovanili degli Oblati Missionari di Maria Immacolata. Tre ragazzi del MGC di Firenze sono partiti per unirsi alle diverse equipe missionarie. In particolare, Marco e Chiara hanno partecipato alla missione che si è tenuta dal 22 al 30 Settembre a Cava dei Tirreni (Salerno) dal titolo “Prendi il largo”, mentre Alessia è stata alla missione “Sogniamo in grande” di Mendicino (Cosenza) dal 5 al 14 Ottobre. Di seguito le esperienze scritte dai tre ragazzi al ritorno dalla missione.
Sono partita per la missione con delle paure dovute ai limiti che riconosco di avere. Pensavo di non avere un bagaglio di esperienze sufficienti per poter andare a testimoniare. Invece là mi sono resa conto che io ho donato molto meno rispetto a quanto ho ricevuto in cambio. Pensavo di dover portare la mia esperienza agli altri, ma non avevo messo in conto che gli altri avrebbero potuto donarmi molto di più di quanto io abbia fatto con loro. La parola che mi porto a casa è “fede”: ho scoperto che la vera fede è ben altro rispetto a quella che sto vivendo ora. Ho Ancora un lungo percorso da fare per arrivare a quella vera, ma l’indizio che mi mancava l’ho trovato proprio in questa missione. Ho capito che la fede va vissuta in comunità, come abbiamo fatto noi missionari e come hanno fatto i ragazzi e gli adulti di Sant’Anna in quella settimana.
Chiara

La proposta della missione è stata come un fulmine a ciel sereno, così, venuta dal niente. Una esperienza inaspettata, che mi metteva alla prova. Voleva dire fidarmi di chi me l’aveva proposta e soprattutto affidarmi a Dio nel viverla.
Ho detto il mio sì quasi senza pensarci, senza fare programmi e senza avere troppe pretese. Volevo partire senza aspettative, cercando di vivere questa esperienza facendo ciò che mi veniva chiesto con semplicità.
L’accoglienza a Cava è stata la cosa più bella che uno “straniero” possa trovare, un calore quasi inaspettato. Ed è da qui che ho iniziato la mia Missione, sapendo che Dio l’aveva pensata per me.
Dopo una settimana di esperienze forti, a contatto con i ragazzi nelle scuole e con le famiglie, sono tornato a casa con tanta gioia e tanti doni ricevuti.
Una delle parole di vita che mi porto dentro è DONARE SE STESSI. La Missione ti insegna proprio questo: non serve donare i tuoi pregi o le tue esperienze, ma bisogna donarsi completamente, senza riserve. Devi donare te stesso nella quotidianità, con le persone che incontri alle fermate degli autobus, a scuola e in comunità.
Grazie a questa esperienza ho capito di poter lavorare su questo e di potermi migliorare. Posso imparare a essere Marco, interamente, in ogni situazione e senza paura.
La Missione è una maestra di vita che non ti insegna con le parole, ma con l’esperienza. E io sono riuscito a provare concretamente cosa veramente vuol dire donarmi a pieno, con i miei talenti, ma soprattutto con tutto ciò che non va in me.
Non dobbiamo essere straordinari, ma fare cose straordinarie nell’ordinarietà.
Marco

La missione per me è stata un cammino. Sono partita con la paura di dover affrontare qualcosa di nuovo da sola. Una volta arrivata ho percepito un’unità reale fatta di comunione, condivisione e sostegno. Ogni giorno ho superato un piccolo ostacolo, un mio limite, arrivando a vivere con serenità e fiducia le relazioni che andavano creandosi. È stato un cammino di fede, in cui ho riscoperto la bellezza di annunciare Dio con semplicità. Ho sperimentato la serenità che dona vivere il Vangelo quotidianamente, con costanza e radicalità. Nelle scuole con i ragazzi e i bambini ho avuto la possibilità di mettermi alla prova, di fidarmi di me stessa e della forza che Dio mi dava. Mi stupivo ogni giorno di quello che riuscivo a dire e a fare, come se non venisse da me. Ciò mi ha riportato con i pensieri alla missione in Senegal, dopo la quale pensavo che una gioia e una libertà così grande di essere me stessa senza preoccupazioni non l’avrei mai più provata. Invece mi sono ritrovata di nuovo pronta e felice di mettere Dio prima dei miei limiti. Nei servizi di carità ho sperimentato semplicemente l’amore, quello fatto di gesti concreti. Patate da raccogliere, cavalli da accompagnare. Poco dato, tanto ricevuto. Torno a casa con la voglia di rendere la mia quotidianità più vicina alla straordinarietà vissuta in missione. Torno con l’obiettivo di essere radicale nel mio piccolo, di affidarmi di più, di creare unità lì dove sono chiamata a vivere.
Alessia