Dal 9 al 12 agosto 2018, i giovani del Movimento Giovanile Costruire di tutta Italia si sono ritrovati a Marino Laziale per un incontro del movimento, per poi camminare in pellegrinaggio fino al Circo Massimo, dove hanno partecipato al Sinodo dei Giovani indetto da Papa Francesco, concluso la domenica mattina in San Pietro dopo la notte di veglia. Maria Letizia Umiliani ci racconta la sua esperienza.

Qui, appena tornata a casa dopo i 4 intensi giorni trascorsi insieme a tutto il movimento MGC prima e durante l’incontro col Papa a Roma in preparazione al sinodo dei vescovi che si terrà ad ottobre col tema ’i giovani, la fede e il discernimento vocazionale’, ripenso a quanto riuscirò a portarmi dietro da questa esperienza e a quante cose potrò trarre come insegnamenti per il futuro.
Quando mi hanno chiesto di partecipare a tutto ciò ero titubante se accettare la proposta e anche dopo aver accettato continuavo ad essere estremamente preoccupata fino a qualche ora prima: la fatica, il mettersi in gioco, il lasciarsi la vita alle spalle per concentrarsi sulle emozioni da vivere, i momenti di difficoltà sono cose difficili a cui aspirare prima di una partenza. Nonostante tutto ho deciso di buttarmi, senza pormi troppe domande sperando che le aspettative che mi ero creata nella mente potessero essere rispettate.
Confesso che non è stato facile sopportare i ritmi che un’esperienza del genere richiede quindi è stato necessario aprire la mente ed il cuore all’idea che tutto potesse essere stravolto in poche ore. Prima di incamminarci per la nostra 18 km verso Roma abbiamo trascorso dei giorni di preparazione a Marino dove 50 anni fa è nata quella comunità che ancora adesso continua a vivere nella fede e che proprio in questa occasione abbiamo festeggiato. Le parole chiave su cui abbiamo riflettuto sono state quelle che Papa Francesco ha indicato per il sinodo : ricerca, legami, complessità, progetti, credibilità, cura, fare casa, incontri, gratuità, direzione. Su di esse sono state impalcate delle attività che ci potessero far capire il reale significato dell’esperienza verso cui andavamo incontro. La cosa che mi porto più dietro di questi momenti è la sincerità. Sincerità con la quale ognuno di noi si è messo in gioco e ha espresso le proprie idee, ha scritto le proprie emozioni, ha parlato delle proprie esperienze di vita con l’altro. Con queste risposte siamo quindi partiti per Roma, tutti insieme. Per le mille strade della capitale si respirava la presenza di chi ci ha uniti nel suo nome e ci ha donato la possibilità di condividere tutto questo insieme: Dio. Un’aria fresca che sa di novità, un’aria pulita, un’aria positiva, un’aria allegra, un’aria vera.
‘Rischiare, sognare ed amare.’ È così che il papa ci ha accolto al circo massimo dopo che ciascuno di noi si era messo in cammino dalle proprie zone di provenienza. Ed effettivamente, pensandoci bene, noi giovani MGC da tutta Italia queste parole le abbiamo realmente messe in pratica. Abbiamo rischiato, mettendoci in cammino tutti insieme non sapendo cosa potesse aspettarci all’arrivo, non conoscendo quanti ostacoli, difficoltà, fatiche avremmo potuto incontrare lungo la nostra strada, abbiamo sognato la meta, con uno di quei sogni che il papa definisce ‘grandi’, con uno di quei sogni che non ci fanno anestetizzare, che non ci fanno essere dei ‘giovani in pensione’, abbiamo sognato le mille emozioni che si possono provare nel sentire testimonianze, parole che ci rispecchiamo profondamente. Infine abbiamo amato, amato i nostri compagni di viaggio, amato chi ci ha accompagnato, amato chi ci ha permesso di essere lì , amato l’idea di essere presenti, amato i sorrisi che riuscivamo ad incrociare nonostante la stanchezza.
È difficile trovare delle parole per esprimere cosa si prova a vivere questa esperienza, tra circa 80.000 persone che inseguono i tuoi stessi ideali. È difficile capire quale sia stata l’emozione più bella vissuta. È difficile riassumere in poche parole tutto quello che si prova. È facile però ricordarsele queste emozioni, è facile ricordare quante mani battevano insieme all’arrivo di Papa Francesco , è facile ricordare quante voci cantavano all’unisono per esternare quanto di bello c’è nel vivere un momento così particolare ed unico, è facile ricordare quante domande ci siamo posti durante il nostro pellegrinaggio, è facile ricordare quanti km abbiamo percorso con determinazione e voglia di arrivare, è facile ricordare il caldo sopportato pur di ascoltare quegli insegnamenti puri e veri del santo padre.
A caldo, posso dire che un’esperienza del genere aiuta a vivere sul serio, senza mezze misure,senza troppi però. Quegli stessi però che papa Francesco ha definito come quelli che ‘tolgono la libertà’ e che ‘soffocano la scelta’.
Un’esperienza del genere è unica ed irripetibile, è una di quelle esperienze per la quale ti ripeti continuamente ‘menomale sono qui, non potevo fare scelta migliore’, è una di quelle esperienze che vivi così intensamente da ricordare ogni singolo piccolo gesto, è una di quelle esperienze di cui non rimpiangi niente perché dai tutto il meglio di te stesso. È una delle esperienze della vita più profonda, vissuta in estrema semplicità, che aspetti da tempo ma non sai quando potrà mai capitare. È una delle esperienze anche più stancanti della vita in cui sfiori il limite per poterla vivere fino infondo. È semplicemente sperimentare cosa vuol dire abbandonarsi per giorni alla fede, alla condivisione, alla comunione, all’amicizia, alla paura, alla speranza, alla vita vera degna di essere vissuta così come è.
Sentirsi parte di un gruppo è la cosa che porto maggiormente nel cuore: infatti “Camminare da soli ci può permettere di andare più velocemente, ma camminare insieme ci può portare molto più lontano”.
L’idea di famiglia che si crea in quel poco tempo trascorso insieme è qualcosa di difficile da trovare di questi tempi. Conoscere nuove persone per arricchirsi veramente diventa una delle priorità in questa occasione. Tutti ci siamo fatti forza a vicenda, ci siamo sorretti nei momenti più difficili da sopportare, abbiamo riso nei momenti più spensierati.
Adesso, al netto di quanto vissuto, non rimane altro che testimoniare come papa Francesco ci ha ricordato dicendoci che una ‘chiesa senza testimonianza è soltanto fumo’. Così, quando anche noi troveremo un agnostico per le nostre strade della vita potremmo finalmente mettere in pratica quello che il santo padre ci ha consigliato “l’ultima cosa che devi fare è dirgli qualcosa, incomincia a vivere come cristiano e sarà lui a chiederti perché vivi così”. Vivere come Cristiano, radicalmente, come abbiamo imparato in questi giorni.